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E adesso tutti riscoprono Lorenzo… anche in Ducati.

Jorge Lorenzo con una gara azzeccata da ogni punto di vista ricorda a tutti che con il materiale giusto a disposizione è difficile stargli davanti.

E’ ancora nell’aria l’eco dell’urlo di Jorge Lorenzo dopo la vittoria di forza al Mugello, un successo cercato caparbiamente, raggiunto alla sua maniera senza compromessi, successo che ha riportato il maiorchino all’attenzione anche di chi per mesi aveva sparato a zero su di lui, spessissimo con critiche prive di contenuti attendibili.

Una rondine non fa primavera…

Una rondine non fa primavera, certo, bisogna quindi tenere a mente che così come la pole di Rossi, la vittoria di Jorge non basta a chiudere il periodo avaro di soddisfazioni occorso sino ad ora, tuttavia va dato atto a Lorenzo che nonostante le non poche difficoltà di adattamento in sella alla Desmosedici, Jorge ci abbia messo molto del suo senza mai perdersi d’animo, anche nei momenti più complicati della sua avventura in Ducati, quando per trovare una soluzione gli è capitato di perdere un poco di lucidità.

L’importanza della modifica al serbatoio (e del telaio concesso forse tardivamente a Lorenzo).

Riesco a seguire la MotoGP solo dall’estero (quasi sempre in differita e rigorosamente con il commento tecnico accurato e imparziale di piloti come Neil Hodgson, Texas Tornado Colin Edwards e James Toseland), questa volta però mi è capitato di sentire un frammento del commento ufficiale in italiano, dove entrambe i commentatori non sono stati in grado di dare una spiegazione delle motivazioni per cui la modifica del serbatoio sia stata così importante per Lorenzo.

Persino nella puntata di Paddock dopo LeMans avevo sentito accennare a commenti superficiali circa il fatto che dopo un’anno e mezzo si dovesse ancora parlare di problemi di ergonomia per Jorge Lorenzo.

Va fatto notare per coloro che forse non hanno seguito attentamente il percorso tecnico di Ducati, che Jorge a fine 2017 aveva raggiunto un buon livello di affiatamento con la GP17, livello che è riuscito a mantenere nei primi test del 2018 quando ancora si provavano soluzioni miste e comparative tra 2017 e 2018.

Affiatamento che si è perso via via con l’introduzione della GP18 semidefinitiva che pur se simile alla GP17, presentava differenze sia telaistiche che di motore ed aerodinamiche.

Motore

Con la GP18 si è introdotta una evoluzione del motore, più potente ma dall’erogazione più progressiva, come eternamente richiesto da Lorenzo per poter aprire il gas il prima possibile in uscita di curva.

Telaio

Si è introdotto un nuovo telaio che “alleggeriva” l’avantreno e che non ha favorito lo stile di guida di Lorenzo che ha bisogno di stabilità e fiducia proprio sul davanti.

Aerodinamica

Si è introdotta una nuova aerodinamica per cercare di replicare gli effetti positivi di quella del 2017 ma il nuovo disegno provocava la “chiusura” dell’anteriore in curva, con conseguente perdita di aderenza.

Lorenzo è stato costretto quindi a guidare senza appendici aerodinamiche (ali) per alcuni GP, peggiorando sensibilitmente il suo feeling con la Desmosedici visto che la moto tendeva a “galleggiare” sull’anteriore con forte tendenza all’impennamento, impedendo a Jorge di fare le sue partenze fulminee.

Serbatoio

Il disegno delle varie componenti è stato rivisto, così come è stato cambiato il posizionamento e la forma del sebatoio.

Chiunque abbia un minimo di esperienza su moto con tendenza corsaiola, sa di certo quanto sia importante il posizionamento in sella e quanto sia importante in staccata avere dei punti alternativi di appoggio sicuri oltre ai semimanubri.

Caricare tutto il peso del corpo in staccata solo sui polsi è una pratica che oltre che faticosa non consente di governare il mezzo adeguatamente nelle fasi delicate di ingresso in curva.

Se la forma e il posizionamento del serbatoio non consentono al pilota di appoggiarsi con ginocchia e bacino per controllare l’inerzia del corpo in frenata, tutto il lavoro deve essere fatto dalle braccia, a discapito del dispendio di energie e della efficacia dinamica.

Modifiche recenti

Con l’ultimo telaio (già utilizzato dal Dovi e che Dall’Igna ha ammesso è stato dato a Lorenzo solo quando è sembrato ai vertici Ducati che Jorge fosse tornato più sereno nei suoi giudizi tecnici) oltre all’ultima versione di aerodinamica che ha risolto le precedenti problematiche in curva, Lorenzo ha fatto un notevole salto di qualità, tuttavia le difficoltà di appoggio in frenata non gli avevano consentito a Le Mans di ben figurare all’arrivo.

L’ultimo tassello riguardante forma e posizionamento del serbatoio hanno fatto il resto e il risultato è stata la vittoria al Mugello.

Qualcuno argomenterà che Dovizioso non sembra aver sofferto gli stessi problemi o cumunque non sia stato penalizzato così pesantemente da questi limiti.

Ed è testimoniato dalla costanza di risultati.

In egual maniera è testimoniato dalla costanza di risultati negli anni precedenti, che lo stile di guida di Jorge Lorenzo sia stato efficacissimo e produttivo.

Questo per dire che Jorge Lorenzo, come ha mostrato al Mugello, ha un tipo di guida che non è alla Marquez, alla Rossi o alla Dovizioso; è il suo proprio modo di intendere la gara dominare dall’inizio sfruttando la sua capacità di essere velocissimo con le gomme relativamente fredde e il serbatoio pieno, con la percorrenza di curva alla Lorenzo, quindi se il maiorchino si trova più a suo agio con una moto stabile sull’anteriore, con una erogazione del motore dolce e progressiva, significa che se un costruttore “assume” Jorge come pilota deve essere pronto a fornirgli il materiale adeguato a farlo esprimere al meglio.

Quindi o è stato un errore aver scelto Lorenzo all’inizio o è un errore averlo lasciato cercare altri lidi adesso, soprattutto quando sembrava essere arrivati ad un punto importante dello sviluppo della moto di Borgo Panigale che non si può negare, per risolvere i problemi del maiorchino, è stata “costretta” a migliorare di molto le proprie caratteristiche grazie al lavoro intenso degli uomini di Dall’Igna.

Le critiche ai vertici Ducati e in modo particolare a Domenicali possono essere giustificate in termini emotivi, tuttavia l’azienda Ducati con Domenicali al vertice ha avuto importanti sviluppi positivi, possiamo quindi anche capire che ci possa essere un poco di mentalità stile Honda dei primi tempi, dove l’attenzione viene rivolta al mezzo vincente, qualsiasi sia il pilota a condurlo.

Che dire quindi dell’apparentemente epilogo di Lorenzo che muoverebbe ad altro team per i prossimi due anni, come ha da tempo riportato il buon Maurizio Bruscolini:

se così sarà come sembra ormai certo, Ducati avrà comunque perduto una grande opportunità di avere al proprio interno un laboratorio di ricerca e un pilota meticoloso e veloce racchiusi in una persona sola, persona forse non sempre facile da gestire ma che di certo sa perfettamente come deve essere fatta una moto vincente.

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